
La Depressione Perinatale
(DPP o Depressione post partum)
L’esperienza della maternità è un evento cruciale nella vita di una donna: la gravidanza, il parto e la nascita del bambino impongono la necessità di affrontare i normali cambiamenti psicologici, fisici e ambientali legati a questi eventi: normali, ma che possono produrre una serie di difficoltà.
È questo un momento di grande vulnerabilità per la donna, che si trova ad provare una serie di sentimenti, vissuti ed emozioni che comportano un riassetto dell’immagine corporea e dell’identità personale.
Si può passare rapidamente da sentimenti di gioia ed eccitazione a stati di profonda stanchezza, tristezza e ansietà. Tutto ciò è normale, qualche volta però questi sentimenti negativi sono così intensi perduranti da causare una grave sofferenza: in questi casi è necessario chiedere aiuto.
Infatti, non è sempre vero che…
- – Sarò sempre felice di essere incinta e di essere madre
- – Essere incinta non interferirà con il mio lavoro è il mio stile di vita
- – Condurrò uno stile di vita salutare per il mio bambino
- – La mia vita non cambierà
- – Avere un bambino migliorerà il mio matrimonio
- – Saprò istintivamente come avere cura del mio bambino
- – Avrò sempre la situazione sotto controllo
- – C’è qualcosa di sbagliato in me se non ce la faccio ad affrontare la situazione
- – Le madri riconoscono ed amano immediatamente il proprio bambino
- – Le brave madri non provano sentimenti negativi nei confronti del proprio bambino
- – Tutte le madri sono forti e ce la fanno benissimo
Aspettative personali troppo elevate, credenze e luoghi comuni sbagliati, possono contribuire, insieme a vari fattori biologici e psicologici, a determinare l’insorgenza di uno stato depressivo durante la gravidanza o dopo il parto.
Depressione e ansia durante la gravidanza
Può accadere che durante la gravidanza compaiano sintomi d’ansia, umore depresso o irritabile, difficoltà nel sonno, che possono via via intensificarsi in particolare nel terzo trimestre: questi problemi possono preludere all’insorgenza di una vera e propria Depressione post partum, pertanto va posta loro attenzione e deve essere valutata l’opportunità di un trattamento con cure specifiche (clicca qui per saperne di più).
Depressione e ansia postnatale
Maternity Blues (baby blues)
Questo termine anglosassone fa riferimento alla tristezza (blues) e definisce uno stato emotivo transitorio comune alla maggior parte delle donne (fino al 70%) nelle due settimane dopo la nascita del bambino. Vi possono essere crisi di pianto, oscillazioni dell’umore, ipersensibilità e momenti di ansia che durano alcune ore o giorni.
Trattandosi di un problema di natura transitoria non richiede un trattamento specifico: è importante essere informate che sulla natura del disturbo ed eventualmente chiedere un supporto.
Depressione Post Partum
La Depressione post partum colpisce tra il 14 e il 20 % delle donne nei primi 3 mesi dalla nascita del bambino, ma può insorgere in qualsiasi momento anche successivamente entro il primo anno dal parto.
Ogni donna è diversa e può soffrire di diverse combinazioni di sintomi, tra cui:
- – umore depresso o irritabile
- – ansia
- – stanchezza profonda
- – rabbia
- – disturbi del sonno
- – preoccupazione eccessiva
- – difficoltà di concentrazione e attenzione
- – sentimenti di inadeguatezza e di disperazione
- – senso di estraniamento
- – senso di fastidio o avversione verso il bambino
- – paura di restare sola con lui o di non riuscire ad occuparsene
- – mancanza di emozioni verso il bambino
- – pensieri di farsi del male
- – pensieri ossessivi di poter fare del male al bambino
Tristezza, ansia e preoccupazione possono essere insorte già in gravidanza, e poi lentamente sono peggiorate, oppure può accadere che lo stato emotivo di Baby blues non passi dopo il primo mese dal parto e con il tempo la sofferenza divenga sempre più acuta.
In questi casi ci si può sentire molto sole, stanche e disorientate, non si capisce cosa sta accadendo, il senso di vergogna e di inadeguatezza prendono il sopravvento e si tende ad isolarsi e a non comunicare: invece è indispensabile parlarne con il proprio partner e le persone più vicine e chiedere aiuto, ricorrendo a cure mediche specialistiche.
Psicosi Postnatale (Psicosi Puerperale)
È la forma più grave di Depressione post natale, non è comune (1 caso ogni 1000 nascite), l’esordio dei sintomi avviene di solito entro 3 settimane dal parto, principalmente entro i primi 4 giorni.
È uno stato in cui la donna si ritira in se stessa, è apatica, insonne, ha un umore profondamente depresso e rifiuta il bambino. In alcuni casi vi è agitazione o euforia e comportamento disorganizzato.
Possono sono presenti allucinazioni auditive e idee deliranti, sentimenti di colpa e autovalutazione, pensieri suicidari.
Colpisce donne con personalità particolarmente vulnerabili, che spesso hanno avuto episodi psicotici nel passato, e nelle quali l’evento critico della maternità provoca un profondo e drammatico squilibrio. Questo disturbo necessità di cure mediche specialistiche urgenti, talora con ospedalizzazione.
Quali sono le cause
Vi sono più fattori che causano la Depressione Post Natale:
- – fattori ormonali (fluttuazioni rapide di estradiolo, progesterone e prolattina)
- – lo stress psicofisico del travaglio e del parto
- – fattori psicologici e relazionali (clicca qui per saperne di più)
- – precedenti episodi di depressione
- – gravidanze difficili o indesiderate
- – condizioni sociali ed economiche disagiate
- – problematiche di dipendenza da alcool e droghe
Miti comuni sulla maternità
Nella società attuale molti sono i luoghi comuni legati alla maternità, spesso inutili e dannosi.
In uno studio effettuato in Gran Bretagna nel 1998 sulle aspettative che le donne avevano riguardo la nascita del figlio, venivano identificati 4 miti o credenze profondamente radicate:
- MITO: l’istinto materno è innato: molti pensano che dal primo momento in cui vede il figlio una madre sia immediatamente travolta da un’ondata di istinto materno colmo di sentimenti positivi.
- REALTÀ: non è così, in realtà l’identificazione con il nuovo ruolo di madre e la costituzione del legame con il bambino sono oggetto di un graduale processo di costruzione, nulla di ciò è automatico!
- MITO: le donne sono sempre felici quando diventano madri.
- REALTÀ: la nascita di un figlio è un evento per sua natura critico e stressante, che mette a dura prova la neo-mamma (e la coppia genitoriale) comportando una ridefinizione di identità personale, ruoli e abitudini di vita.
- MITO: l’allattamento è facile e naturale.
- REALTÀ: allattare al seno é faticoso e spesso all’inizio non agevole: se non adeguatamente preparate e supportate, le madri possono andare incontro all’insorgenza di difficoltà emotive e sensi di colpa e inadeguatezza.
- MITO: una madre sa come aver cura del suo bambino.
- REALTÀ: non vi è una “sapienza a priori” magari collegata al famigerato istinto materno. Nei primi mesi dopo la nascita si impara con fatica a conoscere il proprio bambino e le sue necessità, adeguandosi al nuovo ritmo di vita e chiedendo aiuto e sostegno sia materiale che emotivo al partner e alle persone più vicine.
Che cosa fare
Cercare subito aiuto e supporto parlando con il proprio compagno, con i familiari o amici più stretti, ma soprattutto consultando una figura professionale con una preparazione specifica: il medico di famiglia può inviare presso un Centro Specializzato per la diagnosi e il trattamento della depressione durante la gravidanza e post partum (cliccando vedi elenco centri).
Inoltre può essere utile condividere tali problematiche con altre madri frequentando Gruppi di supporto e Associazioni (clicca qui vedi elenco)
Quali cure
Il trattamento della Depressione durante la gravidanza e post partum consiste nella combinazione di tre cure:
- – terapia farmacologica –
- – psicoterapia –
- – interventi di supporto individuale e di gruppo –
In conclusione:
La depressione perinatale è un problema comune da condividere senza sensi di colpa
Sapere che altre madri stanno provando lo stesso sentimento aiuta non sentirsi sole.
È importante riconoscere che c’è qualcosa che non va, convincersi che è bene chiedere aiuto e raccontare agli altri come realmente ci si sente, e quali angosciosi sentimenti si provano.
Parlare dei propri vissuti, del senso di colpa che stringe in una morsa, della vergogna provata davanti al sentimento di non sentirsi amorevoli verso il proprio figlio è sicuramente difficile, ma se questi stati d’animo e pensieri negativi hanno la possibilità di essere verbalizzati a chi è più vicino si può avere sollievo.
Parlarne serve a comprendere che i sentimenti sono modificabili è che il cambiamento dipende da noi e dal sostegno che possiamo ricevere e che permettiamo agli altri di darci.