
Domande Frequenti
In questa pagina puoi trovare risposte brevi ma esaudienti a domande poste spesso agli operatori. Se la tua domanda non è presente, scrivici, saremo lieti di risponderti.
Pnd
Sì, esistono alcuni fattori di rischio che costituiscono elementi di vulnerabilità allo sviluppo della PND:
– episodi di ansia o depressione durante la gravidanza
– storia personale di episodi depressivi
– eventi traumatici accaduti nell’ultimo anno
– relazione di coppia problematica o conflittuale
– gravidanze indesiderate o difficili
No, sono problematiche diverse.
Il Baby blues é uno stato emotivo di tristezza, irritabilità e ansietà transitorio, comune alla maggior parte delle donne nelle prime 2 settimane dopo il parto: non richiede un trattamento specifico, è sufficiente essere informate sulla natura del disturbo e chiedere un supporto alle persone vicine.
La Depressione Perinatale (PND) è un disturbo psicologico vero e proprio, che colpisce durante la gravidanza o nel primo anno dopo il parto, e si manifesta con sintomi come umore depresso o fluttuante, stanchezza profonda, grave ansietà, difficoltà di attenzione e concentrazione e nell’accudimento del bambino, senso di inadeguatezza, disturbi del sonno.
Necessita di un trattamento specifico: è indispensabile parlarne al partner o alle persone vicine e chiedere aiuto ad una figura professionale.
Le cause della Depressione Perinatale sono varie: fattori ormonali, stress psicofisico, fattori psicologici ( caratteristiche di personalità come bassa autostima, vulnerabilità alla depressione, tratti ossessivi e tendenza al perfezionismo) e fattori sociali ( giovane età, inesperienza, carenza di sostegno, difficoltà economiche).
È importante riconoscere che c’è qualcosa che non va e parlarne con il proprio partner o con persone del contesto familiare o amici.
È opportuno cercare al più presto aiuto presso una figura professionale come il medico di base, il ginecologo, l’ostetrica, il pediatra.
Costoro potranno dare indicazioni iniziali e indirizzare ad uno specialista psichiatra e/o psicoterapeuta, il quale valuterà la situazione e consiglierà una terapia.
Le terapie sono molteplici: spesso si affiancano i vari interventi per raggiungere un miglior risultato.
– Psicoterapia individuale o di gruppo: permette alla neo-mamma di esprimere, affrontare ed elaborare i propri vissuti negativi e dare un senso all’esperienza di disagio emotivo.
– Farmacoterapia: l’utilizzo di farmaci specifici, efficaci e ben tollerati, permette una più veloce risoluzione dei sintomi, soprattutto se affiancato dal sostegno psicoterapeutico.
– Interventi psicoeducazionali, gruppi di auto-aiuto, counseling di coppia.
Sì, c’è un’elevata possibilità che ciò accada, per cui è opportuno mettere in atto interventi di prevenzione e parlarne con uno specialista.
Sì, ci sono vari farmaci che possono essere assunti con tranquillità, in quanto efficaci e ben tollerati.
Se la mamma soffre di depressione la relazione con il neonato sarà più difficile ed il bambino, seppur molto piccolo, può risentirne: anche per questo è importante chiedere aiuto.
È molto importante che le persone vicine (partner, famiglia d’origine, amici) forniscano il loro aiuto alla neo-mamma in modo discreto e nel rispetto dei ruoli.
Se si manifesta una sofferenza é importante avere un atteggiamento di ascolto e comprensione, non giudicare e non minimizzare, e incoraggiare a formulare la richiesta d’aiuto ad una figura professionale.
- – Tristezza, facilità al pianto, irritabilità.
- – Eccessiva preoccupazione e ansia.
- – Stanchezza profonda.
- – Difficoltà di attenzione e concentrazione.
- – Sentimenti di colpa.
- – Pensieri negativi e pessimistici ossessivi.
- – Alterazione dell’appetito e disturbi del sonno.
- – Sintomi relativi alla relazione col bambino (senso di inadeguatezza, sentire il bambino come un peso, avversione o paura di fargli del male).