
Il fenomeno della violenza sulle donne
Quello della violenza di genere è un fenomeno con cui la società è stata costretta a confrontarsi apertamente solo dagli anni ‘70, grazie al movimento femminista. Sino ad allora era stata una realtà misconosciuta ed è a tutt’oggi sommersa, a causa della tolleranza e dell’omertà politica, culturale e sociale in cui è radicata e che necessita ancora di profondi cambiamenti per essere affrontata.
Nonostante l’evoluzione dello status femminile avvenuto negli ultimi cent’anni, dal diritto di voto alle pari opportunità, non sono state affatto eliminate le diseguaglianze di genere, nel rispetto delle differenze.
Sono necessarie pertanto un’adeguata sensibilizzazione, informazioni, conoscenze, consapevolezza e strumenti adeguati per affrontare le conseguenze delle violenze, soprattutto nelle donne e nei bambini, e strategie educative e di prevenzione rivolte a tutti, con una sensibilizzazione degli uomini e centri di recupero per i violenti: questioni verso le quali si rivolge l’impegno di Kairos “l’aiuto giusto al momento giusto”.
Nel 2002 l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha presentato il primo rapporto mondiale su violenza e salute, che sancisce il principio che la violenza è, in tutto il mondo, un problema primario di salute pubblica, da prevenire e curare (Malacrea, 2006).
L’agghiacciante repertorio delle manifestazioni di aggressività si può manifestare all’interno della famiglia o della coppia – la violenza domestica – oppure al di fuori, in modo eclatante o subdolo e lentamente progressivo. Dallo stalking al femminicidio, ovvero all’uccisione della donna (in analogia con omicidio), dalle percosse ai maltrattamenti all’induzione del suicidio, dall’incesto allo stupro, questo continuum di abusi maschili sul corpo e la mente delle donne viene compiuta per la gratificazione di ostilità, rabbia, desiderio di potere, fino a diventare mezzo di vendetta e intimidazione o vera e propria arma di guerra, strumento terroristico commesso non solo contro la persona, ma teso ad umiliare, avvilire e terrorizzare interi gruppi sociali.
Le conseguenze fisiche e psicologiche subite dalle vittime di violenza, che possono culminare con la perdita della vita, sono molteplici e di variabile gravità.
Conseguenze fisiche:
- – a breve termine: lesioni addominali, lividi e frustate, disabilità, fratture, danni oculari, lacerazioni e abrasioni
- – a lungo termine: disturbi intestinali, sindrome dell’intestino irritabile, funzione fisica ridotta, fibromialgie, sindromi da dolore cronico
Conseguenze sul l’apparato sessuale e riproduttivo:
- – a breve termine: disturbi ginecologici, complicazioni della gravidanza, aborto spontaneo, aborto in condizioni di rischio, gravidanze indesiderate
- – a lungo termine: disfunzioni sessuali, malattie a trasmissione sessuale, sterilità, malattia infiammatoria pelvica
Conseguenze psicologiche:
- – a breve termine: ansia, attacchi di panico, insonnia, senso di vergogna o di colpa, inattività fisica
- – a lungo termine: scarsa autostima, fobie, depressione, disturbo post-traumatico da stress, disturbi psicosomatici, comportamenti suicidari o autolesionistici, comportamenti sessuali a rischio, abuso di alcool e droghe, disturbi dell’ alimentazione
Conseguenze mortali:
– omicidio, suicidio, mortalità legata all’AIDS
Il termine femminicidio è un neologismo coniato per indicare specificamente la violenza psicologica, fisica e sessuale perpetrata contro le donne, considerata la violazione dei diritti umani attualmente più diffusa, sistematica e sottostimata. Esso ne mette in evidenza la realtà e la illegittimità, oltre che distinguerla chiaramente dai reati contro la persona e differenziarla dalla generalità degli omicidi.
NUMERO VERDE ANTIVIOLENZA CONTRO LE DONNE: 1522
Esso raccoglie le richieste di aiuto e le indirizza alle reti locali, dando risposte concrete e indicando i servizi operativi a livello territoriale: centri antiviolenza, case rifugio, servizi specializzati.
Per un approfondimento, vai all’articolo completo: “Il femminicidio”.